Minuti Veri

“Non sono uno che pretende di toccare il cielo, ma almeno di vederlo”.
Masticavo questa mia frase annoiata, qualche claustrofobica settimana fa.

Oggi ho rivisto il cielo. Era lì, al solito posto, ma il suo tempo era diverso.

Camminando, anzi passeggiando, anzi contemplando in movimento e pregando, ho iniziato a lodare il Signore per quella meraviglia che noi creature siamo riusciti a ricoprire di banalità, di scontato.
Trovandomi avvolto di bellezza, dovevo riprendere contatto con ciò che ormai siamo abituati a definire “realtà”, ossia ho sentito la necessità di guardare l’ora nel telefonino.

Di fronte all’immensità del cielo e alla sua dimensione pressoché eterna, dovevo misurare il tempo.
Dovevo usare uno strumento umano, per non cadere in balia dell’incommensurabile divino. “Toh, le 10.00?!”.

Continuando a camminare e a commuovermi semplicemente per aver visto cielo, scie di aerei intrecciate, alberi, erbe, pervinche, margherite abbracciate a ranuncoli, ghiaia, galline, terra, cani, lucertole scottate di verde, sentivo il bisogno di guardare ancora l’ora, pronto a dover tornare indietro per fare altre cose.
Ci congediamo sempre dall’Infinito per sguazzare entro le nostre “rassicuranti” categorie umane.
Salutiamo Dio per raggiungere l’idolo del Buon Senso.

Nonostante tutto, dopo mille anni erano soltanto le 10.10, dopo altri mille le 10.20. Le 10.38 dopo un’era geologica.

Oggi ho capito cosa sono i “minuti veri”: non sono offerte speciali delle compagnie telefoniche, non sono quelli che scorrono parlando al cellulare (o con il cellulare?), ma sono quei minuti in cui sei vero, guardando un cielo vero, facendo cose vere.

 

Nessuno può venderci minuti veri perché, come sempre,
è Dio che ce li regala per parlare con Lui.

Anche se molti ci provano, nessuno può venderci tempo libero,
perché il tempo è libero di per sé.