Contrasti buoni: il cerchio mostra il suo lato,
la paglia pungente, secca e arsa mostra una nuova soffice vita.
Cammino lentamente nei miei pensieri
e ritrovo la forza della speranza che viene dall’Autore del Creato.
Contrasti buoni: il cerchio mostra il suo lato,
la paglia pungente, secca e arsa mostra una nuova soffice vita.
Cammino lentamente nei miei pensieri
e ritrovo la forza della speranza che viene dall’Autore del Creato.
“Il sogno di Dio non è uno sterminato corteo
di uomini, donne e bambini ciascuno con la sua croce sulla spalla.
Ma di gente incamminata verso una vita buona, lieta e creativa.
Una vita che costa un prezzo tenace di impegno e di perseveranza.
Ma anche un prezzo dolce, di luce: Il terzo giorno risorgerà!”.
Padre Ermes Ronchi
dagli esercizi spirituali a Papa Francesco (Ariccia 08/03/16)
21Non darti in balìa della tristezza
e non tormentarti con i tuoi pensieri.
22La gioia del cuore è la vita dell’uomo,
l’allegria dell’uomo è lunga vita.
23Distraiti e consola il tuo cuore, tieni lontana la profonda tristezza, perché la tristezza ha rovinato molti e in essa non c’è alcun vantaggio. 24Gelosia e ira accorciano i giorni, le preoccupazioni anticipano la vecchiaia.
25Un cuore limpido e sereno si accontenta dei cibi e gusta tutto quello che mangia.
Siracide 30, 21-25
Vita da far fiorire. Un giardino in famiglia che spande bellezza. Una valle di luce dove si uniscono le anime per vedere il Paradiso, qui.
Fare la tua volontà, Signore, è portare sulla terra, ciò che cerchiamo in Cielo.
Far camminare gli alberi nell’azzurro, far rotolare le stelle su tappeti d’erba.
In attesa che venga il tuo Regno che è già qui.
“Non sono uno che pretende di toccare il cielo, ma almeno di vederlo”.
Masticavo questa mia frase annoiata, qualche claustrofobica settimana fa.
Oggi ho rivisto il cielo. Era lì, al solito posto, ma il suo tempo era diverso.
Camminando, anzi passeggiando, anzi contemplando in movimento e pregando, ho iniziato a lodare il Signore per quella meraviglia che noi creature siamo riusciti a ricoprire di banalità, di scontato.
Trovandomi avvolto di bellezza, dovevo riprendere contatto con ciò che ormai siamo abituati a definire “realtà”, ossia ho sentito la necessità di guardare l’ora nel telefonino.
Di fronte all’immensità del cielo e alla sua dimensione pressoché eterna, dovevo misurare il tempo.
Dovevo usare uno strumento umano, per non cadere in balia dell’incommensurabile divino. “Toh, le 10.00?!”.
Continuando a camminare e a commuovermi semplicemente per aver visto cielo, scie di aerei intrecciate, alberi, erbe, pervinche, margherite abbracciate a ranuncoli, ghiaia, galline, terra, cani, lucertole scottate di verde, sentivo il bisogno di guardare ancora l’ora, pronto a dover tornare indietro per fare altre cose.
Ci congediamo sempre dall’Infinito per sguazzare entro le nostre “rassicuranti” categorie umane.
Salutiamo Dio per raggiungere l’idolo del Buon Senso.
Nonostante tutto, dopo mille anni erano soltanto le 10.10, dopo altri mille le 10.20. Le 10.38 dopo un’era geologica.
Oggi ho capito cosa sono i “minuti veri”: non sono offerte speciali delle compagnie telefoniche, non sono quelli che scorrono parlando al cellulare (o con il cellulare?), ma sono quei minuti in cui sei vero, guardando un cielo vero, facendo cose vere.
Nessuno può venderci minuti veri perché, come sempre,
è Dio che ce li regala per parlare con Lui.Anche se molti ci provano, nessuno può venderci tempo libero,
perché il tempo è libero di per sé.
Pennellate di sapienza e bellezza, tessute come ricami preziosi su seta color cielo,
accendono di speranza il cuore sul finir della sera.
Così Dio dipinge per noi tele d’autore che donano pace all’anima.
Come i gabbiani ritornano a casa, così i pensieri trovano riposo.
Dio impreziosisce il Creato aggiungendo oro in ogni colore.
L’oro non dorme solo sotto terra, ma splende anche in superficie.